Al Museo Madre – Napoli dal 15 settembre al 17 novembre 2025
Di Rita Felerico
Trasferita a Salerno da Roma, poco più che diciottenne, sentivo
il bisogno e la necessità di continuare un percorso personale di ricerca nel
linguaggio dell’arte che avevo intrapreso; è stato così che ho conosciuto Pietro
Lista, frequentando la sua galleria a Mercato San Severino e
successivamente a Salerno e andando spesso a trovarlo nella sua casa studio a
Fisciano.
La mostra a lui
dedicata presso il Museo Madre (la mostra si protrae fino al 17 novembre)
curata da Renata Caragliano, frutto di due anni di ricerche, rientra nel
progetto che il Museo ha intrapreso che si pone come obiettivo la creazione di
un archivio dell’arte contemporanea del sud Italia, spazio in cui le opere di
artisti italiani e internazionali possano avere la possibilità di confrontarsi
dialogare in vista di ulteriori azioni di ricerca e valorizzazione dei
linguaggi d’arte.
La mostra, a
rivedere le opere esposte, riflette a pieno l’atmosfera che si respirava in
quegli anni, anni Settanta – ottanta; la Galleria era un punto di incontro
degli intellettuali di fama - non solo in ambito salernitano - come Achille
Bonito Oliva, Filiberto Menna, Alfonso Gatto, Angelo Trimarco, e molto in
formazione ed esperienza ha segnato nella storia della città e dei tanti
giovani ai quali veniva data la possibilità di incontro. Le opere esposte
sono oltre 50, allestite in sette sale del Museo, e coprono un arco di tempo
che parte dalla seconda metà degli anni Sessanta – le storiche - fino a quelle
più recenti, delle quali alcune inedite. Divisa in cinque sezioni, si coprono i
temi principali della sua produzione a partire dalla Luce, tema sul
quale ha lavorato negli anni Sessanta: “Non mi muovevo nell’ambito delle
ricerche visuali e cinetiche, ma mi interessava la luce come possibilità di
esplorazione virtuale degli spazi. Tutto ciò che si vede è uno scherzo della
luce. La luce rimbalza negli occhi, la luce proietta ombre, crea profondità,
forme, colori. Spegni la luce ed è tutto finito”. Riprende così un tema
ancestrale della cultura artistica.
La seconda sezione
si chiama Nuvole, periodo in cui l’artista viene coinvolto in una sorta
di linguaggio poetico: m le nuvole sono instabili, mettono in discussione la
permanenza, l’identità. E nella ricerca di
sé Pietro si perde nel Nero di Marte, una serie di grandi tele ad olio o
olio su carta dove il nero rappresenta non solo il mistero nel quale ci si
immerge, ma il colore alchemico dei mutamenti. Seguono poi i
Corpi Acefali, corpi in balia di se stessi, disorientati in un caos che è
la realtà, il presente dove è difficile ritrovarsi e rintracciare le tracce di
un cammino. li autoritratti
che seguono e che danno fine al percorso costituiscono la sezione. La testa
‘ritrovata’ dell’artista, opere in china su carta, disegni in bianco e nero
che esprimo noi ancora una volta la lotta, o meglio il contrasto fra il buio e
la luce. Legato e operativo
sul suo territorio, al quale lo lega lo stesso rapporto conflittuale ma arcaico
che segna il confronto luce / oscurità, Pietro Lista è la prova di quanto il
viaggio interiore possa compiersi andando fino in fondo alle espressività del proprio
sentire sul luogo che idealmente vede la nascita ovvero la fine del proprio
esistere. E’ qui che il tempo si dilata e si succede di istante in istante alla
ricerca della luce, appunto dove la vita rincorre se stessa.
Ricordo infine il
suo impegno pubblico; oltre alle gallerie, fonda il MMMAC (Museo Materiali
Minimi d’Arte Contemporanea a Paestum, la galleria Cobbler a Cava dei Tirreni,
dove vive, nel 2010. Realizza poi una scultura in bronzo Mnemata per il Campus
Universitario di Fisciano, l’albero in bronzo per il Cimitero
Monumentale di Salerno, l’opera Senza Titolo dedicata alle donne vittime
di violenza, l’obelisco Fermo Immagine a Battipaglia – materia e memoria
collettiva e il silenzio delle pietre installata nella zona industriale
di Salerno in memoria degli operai morti sul lavoro. Amato da giovani
artisti ed allievi, con questa mostra, che dobbiamo oltre che alla curatrice,
Renata Caragliano ad Angela Tecce, Presidente della Fondazione
Donnaregina per le arti contemporanee, e ad Eva Fabbris, Direttrice del
Museo Madre, Pietro Lista si afferma come artista di variegata sensibilità e di
grande spessore valoriale, capace di dialogare con intensità trasversalmente a
tutte le generazioni.














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