di Rita Felerico
Per
incontrare Fortuna, incamminarci nel suo percorso di segni, di colori, entrare nelle
sue metafore di forme difformi, bisogna lasciarsi andare, senza alcun legame di
pensiero, senza nessun laccio di prigioniero pregiudizio, come suggerisce
Fortuna, che narra liberamente di sé, del suo essere artista, della sua
inquietudine di essere donna e di esistere in un mondo che si ingarbuglia e si sbriciola
in cerca di una presunta identità.
Molti
dipinti sono simili a sceneggiature da palcoscenico, si individuano punti di
fuga, di luce teatrali e molti protagonisti sono maschere o indossano maschere.
Fin dall’infanzia
ha sentito il desiderio di creare: immagino le sue dita divenire come matite,
pastelli, pennelli …ha iniziato così ad allungare le mani a farle sapientemente
muovere e oggi manovra insieme a pennelli più grandi per ampie tele anche
spatole.
Scrive
una mia amica poeta, Dorinda occorre avere le BRACCIA LUNGHE LUNGHE dice, per
afferrare l’amore, che spesso scorgiamo solamente, quell’amore che Fortuna intravede,
anche lei da lontano anche se lontano. Quell’amore che Fortuna ha nel tempo
rincorso, anche se solo sognato, sofferto, anche se dolorosamente visto nei
volti di altre donne. Molti suoi volti si sfaldano nel rosso, divengono
fantasmi, espressioni vuote e richiamano esperienze pittoriche precedenti,
espressioniste, mi ricordano i volti di Munch, la follia di Van Gogh e per
certi versi la sofferenza sublimata di Frida Khalo.
Vedo nel suo
tratto di pennello, nella materialità dei colori, nel rosso che invade, un
rosso che è solo tuo, il rosso che è vita e dolore, la violenza che sradica e
uccide la vita che ama disperatamente e che sente attraversare in sé, nel corpo
come un fuoco; questo accade solo a chi è stato ferito, a chi sente i tamburi
del Sud.
Guardavo
ieri sera dei dipinti di artiste palestinesi, anche lì ho visto predominare il rosso,
sfondo di guerra. Il suo rosso desidero legarlo così alle tante donne del
Mediterraneo, il fuoco del Vulcano che porta dentro alle tante Penelopi che non
si arrendono al destino: c’è l’odore dei colori ad olio, l’arte, il teatro, la
poesia della vita a ricondurci sulla strada, a salvarci dai naufragi.
Fortuna
ha tanto ancora da raccontare e dire; non tutti sono capaci di recitar /
dipingendo, il suo tratto originale risiede proprio in questo : essere se
stessa e rimettersi in gioco ogni volta che occorre rimanendo se stessa, senza
manipolazioni di mercato o di moda scaraventando i ricordi, le memorie il suo
sapere antico, la sua storia familiare, le sue scelte di lettura , i suoi
progetti e sogni sulla tela e se necessario sul palcoscenico, tutto insieme
così, e guardarli, criticarli, superare e accogliere il movimento delle cose intorno, dei confini:
nulla è assoluto.
Per non
sentirsi fuori luogo è necessario così avere uno sguardo che non solo a
360gradi vede il nostro fuori, ma che con altrettanti 360gradi ispezioni il
nostro io. L’ impegno di artista – che segna la sua ultima interessante
produzione - è rivolto ai problemi dell’ambiente e animalisti, in questo senso
il suo Sabba per maschere sole è anche un respiro e un desiderio di pace.
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