di Pino Cotarelli
Come nasce l’idea di questo romanzo?
L’idea nasce dalla convergenza di due spinte. La prima è quella di mettermi alla prova con una forma letteraria completamente diversa da quella per me più familiare, caratteristica dei documenti tecnico scientifici con i quali quotidianamente mi confronto. Secondariamente, ho voluto approfondire alcuni temi di un periodo storico che, ancora oggi, anima il dibattito culturale e ha un grande impatto sulla società meridionale. Queste due spinte hanno trovato la sintesi nel desiderio di scrivere un romanzo storico. Consideriamo anche che il romanzo storico fornisce un piano di lettura ulteriore rispetto ad uno ambientato ai giorni nostri: alla trama di fantasia si aggiunge la dimensione storica che porta il lettore, ma anche lo scrittore, a vivere esperienze in tempi lontani. La scelta del genere noir deriva poi dal fatto che questo ha una struttura abbastanza ben definita, e questo è di grande aiuto per chi si cimenta con la scrittura di un romanzo per la prima volta.
Perché il contesto storico della Napoli del 1860?
Napoli nell’estate del 1860 era al centro dell’attenzione della politica in tutta Europa. È un periodo di grande trasformazione, in cui il più grande e potente regno della penisola sparisce in pochi mesi dalla carta geografica. Tutti sanno dell’importanza di quegli eventi, ma avevo delle curiosità. In particolare, mi sono chiesto cosa hanno pensato e come hanno vissuto quelle settimane le persone comuni. Esistono numerose cronache e documenti storici che raccontano dettagliatamente gli eventi di quegli anni, descrivendoli con gli occhi dei testimoni. Una grande quantità di aneddoti da inserire nel romanzo a cui era impossibile resistere.
Appare molto aderente alla realtà la ricostruzione della vita quotidiana della Napoli dell’Ottocento?
Una delle caratteristiche di un romanzo storico dovrebbe essere proprio la ricostruzione accurata della società del periodo narrato. Da mio punto di vista è proprio questo aspetto che permette al lettore di vivere un’esperienza verosimile in un ambiente a lui non familiare. A tal fine ho consultato alcune fonti. In particolare, ho utilizzato alcuni testi di Matilde Serao scritti alla fine dell’800 per ricostruire in maniera credibile il contesto storico. La grande giornalista napoletana ha descritto con estrema accuratezza la vita del popolo napoletano, soprattutto quello che più doveva combattere con le difficoltà quotidiane causate dalla estrema miseria in cui viveva larga parte della popolazione. Anche alcune ricerche di Antonio Fiore sulla strutturazione della polizia in quegli anni mi è stato di grande aiuto. Alcuni testi tecnici più tecnici di Macry, Malanima e Spagnoletti hanno completato la bibliografia principale.
Emerge una lettura critica del periodo storico trattato dai dialoghi dei personaggi?
Il mio intento non è stato quello di scrivere un saggio storico, né di proporre una interpretazione innovativa degli eventi di quei giorni. Lascio questo aspetto agli storici di professione. Ho immaginato però una società complessa e composita, vivace intellettualmente, con punti di vista differenti su ciò che stava accadendo. Tra i personaggi di fantasia, infatti non mancano i liberali favorevoli all’unificazione dei vari regni preunitari in un unico stato e quelli profondamenti contrari. Mentre altri ancora sono interessati soprattutto a mettere qualcosa da mangiare a tavola. Del resto, Napoli era una delle grandi capitali d’Europa assieme a Parigi, Londra e Vienna, abitata da centinaia di migliaia di persone, ognuno con le sue aspirazioni. Ho cercato di rappresentare tutti i punti di vista.
L’ispettore è un personaggio fedele alle istituzioni monarchiche ma anche aperto ai miglioramenti futuri della società?
Il protagonista è un uomo fedele alle istituzioni per cui lavora, anche se abbastanza critico verso i suoi superiori e i colleghi spesso in competizione con la malavita nella gestione di loschi traffici. Crede fino all’ultimo che con l’esempio sia possibile cambiare le cose dall’interno senza rendersi conto che oramai la distanza tra l’amministrazione borbonica e il popolo era incolmabile. Alla fine, si ritroverà dalla parte sbagliata della storia ma non mancherà di prevedere e denunciare alcune contraddizioni del nascente stato unitario.
Patrizia la bambina che ha creduto nella lealtà dell’ispettore, proietta una speranza di un futuro più equo e leale?
Patrizia è l’immagine del nuovo che avanza, della possibilità di un rapporto nuovo tra sudditi ed istituzioni, della speranza di un futuro migliore per i diseredati della città. Il protagonista rimane inizialmente disorientato dalla sua presenza, ma al tempo stesso ne è incuriosito ed attratto in maniera irresistibile, al punto da mettere in secondo piano il suo lavoro. Stringe con lei faticosamente un rapporto di reciproca fiducia, nonostante la grande distanza sociale che li separa. Una figura simile a Patrizia è il figlio del protagonista Rafeluccio, anche lui proiettato verso un futuro ancora indecifrabile per il padre e che contribuirà’ a far crollare le ultime certezze dell’ispettore Casagrande.
Oggi che la
storia sembra esaurirsi nel momento in cui si consuma, può avere ancora un suo ruolo
determinante?
Sicuramente. L’uomo di oggi ha le stesse aspirazioni, paure e desideri di quello di mille anni fa. La storia diventa allora un ricco catalogo che può aiutare a ragionare sul presente. Attraverso la storia è possibile rivivere le esperienze di centinaia di generazioni precedenti e questo permette di mettere nella giusta prospettiva gli eventi. Solo un esempio: nel 1860 diverse fazioni politiche si fronteggiavano sul tema dell’unità d’Italia, così come oggi continuiamo a ragionare sulle forme di integrazione di tanti stati nell’unione europea. Ragionare su quegli eventi magari potrebbe aiutare ad evitare errori oggi.
Come si
conciliano il tecnicismo del docente ed il romanticismo dello scrittore?
Nonostante le differenze vedo tanti punti in comune. Le scienze dure come la matematica, la fisica e la chimica sono basate su un complesso di regole che delimitano il campo di gioco, ma che contribuiscono a fa scoprire cose nuove ogni giorno. Analogamente, la scrittura di un romanzo storico richiede il rispetto del contesto in cui si cala la vicenda, ma al tempo stesso è il contesto stesso che guida gli eventi e i personaggi di fantasia. Parecchi aneddoti raccontati nel romanzo sono presi dalle cronache del tempo e questo arricchisce enormemente il testo. In ogni caso, comunque, un docente universitario è abituato a scrivere documenti di vario genere. Questo romanzo è stato per me l’occasione di esplorare forme di scrittura nuove e soddisfare alcune curiosità che avevo su quel periodo storico.
I personaggi discutibili riescono sempre a riciclarsi?
Non sono certo io a dire per prima che gli anni cruciali del Risorgimento, nonostante le tante promesse di giustizia sociale e minore povertà, costituiscono un grande momento di trasformismo, dove il cambiamento è soprattutto apparente. Tanti contadini hanno appoggiato l’azione di Garibaldi dietro la promessa della distribuzione delle terre, ma questo problema ha avuto una parziale soluzione solo un secolo dopo. Di fatto i grandi proprietari terrieri, precedentemente legati ai Borbone, consolidarono i loro possedimenti nonostante il cambio della dinastia. Il ministro Liborio Romano è poi il personaggio più rappresentativo da questo punto di vista: ministro dell’interno sotto i Borbone e senatore del regno sotto i Savoia. Teniamo presente comunque che in ogni momento di grandi trasformazioni c’è sempre qualcuno in grado di fiutare il cambio della direzione del vento e saltare sul carro del vincitore. È una caratteristica ricorrente anche in tempi recenti.
Perché un lettore dovrebbe scegliere questo romanzo?
Penso che sia un libro che può essere letto su vari piani e che possa interessare differenti tipologie di lettori. A partire dagli appassionati dei gialli e dei noir, a quelli interessati alle vicende storiche che ancora hanno un riflesso sul presente, fino a quelli innamorati di Napoli, delle sue strade e dei suoi personaggi.
Prossima produzione letteraria?
Sono in tanti a chiedermelo. Ci sono alcune idee che devo però
raffinare e vorrei farlo senza fretta. Mi sono divertito molto a scrivere
Inferno 1860 perché l’ho vissuto proprio come un diversivo dall’attività
professionale. Scrivere subito un nuovo romanzo con la pressione di dover
necessariamente scrivere il seguito non mi darebbe lo stesso divertimento
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