di Valeria Marzoli
Una storia incalzante, scritta
con penna felice che ci trasporta agli inizi degli anni ’90 alla scoperta del
paesaggio della Basilicata e in particolare del paesino di San Fele, un
luogo “fuori dalla storia e dagli eventi”, un piccolo borgo arroccato sui monti
lucani. Il sentiero dei figli orfani di
Giovanni Capurso Alter Ego Edizioni (2019 - euro 14.00) è un piacevole romanzo
che ci consente di conoscere la bellezza selvaggia di alcuni luoghi della Lucania,
di apprendere dell’usanza ancora esistente in molti paesini del Sud Italia di
ricoprire gli specchi con dei panni di cotone bianchi e di avvolgere il corpo
della defunta in un sudario di cotone. Inoltre l’autore, con abilità, nel
suo libro ci permette di percepire gli intensi odori dei variopinti fiori e i forti
sapori dei cibi tipici lucani come i peperoni
cruschi e il diavulicchio.
Un lungo filo della memoria
lega le pagine di questo libro. Savino, il ragazzo protagonista del romanzo, ci
permette di ricordare l’estate del 1990: i mondiali di calcio che si svolsero
in Italia, le prodezze calcistiche di Baggio e Schillaci ma anche il coraggio
di Angela Casella, madre di Cesare, ragazzo rapito dall’Anonima sequestri, che
si incatenò ai piedi del grande crocifisso sull’Aspromonte. Su questi e altri
episodi realmente accaduti, l’autore ordisce la trama per il suo romanzo.
Savino affronta, con
particolare inquietudine, i cambiamenti dell’adolescenza e ci racconta della
sua famiglia, del carattere malinconico di suo padre Michele, dei modi
rassicuranti della madre Carmela, delle liti con l’esuberante fratello
maggiore Aldo, del rapporto privilegiato con Zio Gaetano da cui ha ereditato il
demone del dubbio, del fallimento del suo primo amore, Miriam, del
taciturno amico islamico Radu, soprannominato Anguilla, assieme al quale ama
divertirsi in riva al fiume e scoprire nuovi sentieri tra i boschi e del misterioso
forestiero, Adamo, che diventerà quasi il suo mentore anche se è un ex alcolizzato, ha conosciuto il buio
del carcere e la sua vita è piena di segreti. Savino con delicatezza ci
coinvolge nel suo mondo e ci fa partecipe dei tanti problemi che deve
affrontare durante il suo percorso di crescita.
Ma oltre a questa vi è anche un’altra
chiave di lettura, più sottile e intrigante, infatti il testo è soprattutto un
lungo viaggio alla ricerca di se stessi e delle proprie radici. Due sono i
momenti topici che lo portano a riconsiderare la sua stessa esistenza: la morte
dell’amata nonna Giulia e l’amara esperienza del fallimento del suo primo
amore.
Avevo in me una gran
confusione, non capivo chi fossero i buoni e chi i cattivi. Soltanto dopo molto
tempo riuscii ad attenuare quelle divisioni manichee, a comprendere che in
tutti c’è del bene e del male.
A
poco a poco Savino inizia a desiderare di viaggiare, di sperimentare la libertà
e soprattutto inizia a concepire l’esistenza in un nuovo modo e si convince che
abbandonare il proprio paese è l’unica risposta possibile contro il suo
malessere interiore. Ma solo il tempo e la lontananza gli fanno comprendere appieno
la sensazione di essere un orfano della sua stessa terra.
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