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Quattro chiacchiere con Giovanni Capurso

di Valeria Marzoli


Il nuovo libro di Giovanni Capurso “Anselm Grün – Una spiritualità del nostro tempo” pubblicato dall’Editrice Elledici (euro 8.90) è una ricostruzione dei grandi temi affrontati da pater Anselm nel corso degli anni che
rielabora gli antichi insegnamenti provenienti sia dai Padri del deserto che da San Benedetto e per riproporli in una forma fresca e attuale. Nelle sue meditazioni traspare un ottimismo di fondo, proprio di chi vive a stretto contatto con le sorgenti della spiritualità. Il modo in cui viviamo la vita, in fondo, dipende da noi, da come ci poniamo dinanzi ad essa; certo, sempre rafforzati e guidati dalla fede in Dio.

Professore Giovanni Capurso, ci parli del suo ultimo libro: “Una Spiritualità per il nostro tempo”?

Il libro è una ricostruzione dei grandi temi affrontati da pater Anselm negli anni. Da esso emerge una spiritualità che, senza rinunciare ai tratti fondanti del cristianesimo, dialoga con il nostro tempo inquieto e complesso.

Viviamo in un tempo molto difficile e terribile: i morti per Covid, la guerra che fa strage di innocenti, la piaga del femminicidio, l’infanzia violata… Che valore ha interessarsi di “Spiritualità”?

Sì, il momento storico è molto difficile: oltre il covid, c’è una guerra che bussa alle porte di casa nostra. Dovremmo tutti un po’ fermarci e riflettere. Dovremmo ripensare il nostro tempo, le nostre scelte e i nostri stili di vita. La spiritualità per me è il respiro dell’anima e ci permette di riflettere anche sulle giuste soluzioni da trovare dinanzi ai grandi drammi del nostro tempo.

Una delle colpe della Chiesa è quella di essersi disinteressata dei bisogni e delle fragilità della povera gente. Qual è a tale proposito il pensiero di Padre Anselm?

C’è un punto sul quale Padre Anselm insiste molto e che indubbiamente costituisce una premessa per inoltrarci nel suo pensiero: tanta gente oggi guarda con distacco alla spiritualità cristiana, prestando più attenzione ad altre forme di spiritualità, come quelle orientali. Talvolta verso la chiesa è addirittura ostile. Ciò perché negli ultimi secoli il cristianesimo è stato presentato in forma fin troppo moraleggiante e poco attento alla dimensione interiore. La chiesa non ha guardato con sufficiente attenzione ai bisogni e alle fragilità della gente.

Per padre Anselm abbiamo bisogno di riscoprire un linguaggi e vie di esperienza per il trascendente già patrimonio del cristianesimo dei primi secoli, in modo da praticare una spiritualità che interessi e interpelli l’umanità nel suo anelito di crescita integrale, di liberazione e di guarigione. Se le persone si allontanano dalla chiesa è anche perché questa non viene più percepita come un luogo di spiritualità autentica.

Che valore hanno la preghiera, la Santa Messa e i Riti Santi?

La preghiera, per padre Anselm, è un incontro con Dio. Attraverso di essa mostriamo al nostra verità a Dio. Alcuni credono che la preghiera serva a chiedere qualcosa, che sia semplicemente un tendere la mano, ma ciò che conta è l’incontro: offriamo le nostre verità e le nostre ombre a Dio perché lui le accetti.

Per quanto riguarda la Santa Messa, come per gli altri sacramenti, mi preme dire che, non essendo un teologo, ho deliberatamente preferito non occuparmene. Comunque ci basti dire che Anselm Grün, nel dialogo con la psicologia dell'inconscio, effettua un’analisi della celebrazione eucaristica, rendendola più comprensibile all'uomo d'oggi. Ci fa capire che l'eucaristia è occasione privilegiata per fare esperienza di Dio, è luogo di trasformazione della propria vita ed esercizio per una vera e propria consapevolezza del nostro essere cristiani.

Che cosa dovremmo riscoprire e valorizzare dei monaci dei primi secoli?

Per padre Anselm abbiamo bisogno di riscoprire linguaggi e vie di esperienza per il trascendente già patrimonio del cristianesimo dei primi secoli. Se le persone si allontanano dalla chiesa è anche perché non viene più percepita come un luogo di spiritualità autentica.

In tal senso, la spiritualità dei monaci dei primi secoli costituisce un tesoro inesauribile che andrebbe riscoperto e valorizzato.

La spiritualità dei padri del deserto, che vissero e operano tra il III e il VI secolo dopo Cristo, in apparenza sembra molto lontana dalla nostra vita, ma anche rispetto all’uomo di quel periodo: la loro esperienza fu caratterizzata dalla marginalità. Tuttavia, il loro essersi messi alla prova in condizioni estreme, in luoghi inospitali come il deserto, può essere una fonte di risposta molto utile anche per l’uomo contemporaneo.

La loro spiritualità consisteva nel percorrere le vie che portano alla sorgente interiore del vero Sé dove si trova Dio.

Non crede che questo suo libro pecchi di mancanza di contatto con la realtà?

No, penso sia il contrario. L’organizzazione della società, del lavoro e della famiglia è così complessa da farci sentire stanchi e sfiduciati per una vita di corsa e per il vuoto che si prova dentro e che fa sentire aridi. Oltre la stanchezza fisica, nella società frenetica come quella odierna c’è quella mentale sempre più dilagante. Non lo vediamo solo nell’ambito lavorativo come nelle grandi aziende, ma anche in quello sociale o, ancora, nella vita di coppia quando si trasforma in routine. Il più delle volte tale stanchezza è la conseguenza di un logorio dovuto alla mancanza di stimoli e motivazioni. Quando la vita è diventata un peso, significa che non si ha più uno scopo per cui viverla. Invece padre Anselm ci spiega come recuperare il contatto con il proprio Sé e un giusto equilibrio interiore e le priorità della nostra vita. Solo in questo modo saremo in grado di riprogettare la nostra vita.

Che cosa desidera resti al lettore del suo libro?

La spiritualità si occupa della trasformazione personale, ma san Benedetto insegna: ora et labora. La responsabilità di fronte al mondo è una cosa molto importante per i credenti. I cristiani non vivono solo per se stessi, vivono con gli altri e hanno il compito di trasformare la società. Spero che leggendo questo libro rimanga traccia di questo insegnamento.

Purtroppo il fallimento non è contemplato nella nostra società. Quanto invece è importante per il bambino valutarlo come un momento di crescita?

Anche nel fallimento Anselm vede un’occasione di rinascita. Questo vale a maggior ragione per un bambino o per un adolescente: l’errore, l’inciampo, la caduta, sono aspetti funzionali alla crescita. Purtroppo non stiamo abituando le nuove generazioni a questa possibilità e quindi a creare i giusti anticorpi per quando saranno adulti.

Chi è Giovanni Capurso oltre la scrittura?

La mia vita è piena di impegni in vari ambiti: dalla ricerca al volontariato. Talvolta li sento come un qualcosa di innaturale. Appena ne ho l’occasione mi ritaglio dei momenti di solitudine in cui dialogo con me stesso, in cui sono due in uno.


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